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IMPIEGATO FELICE … AZIENDA FELICE (Welfare)

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Il welfare aziendale è un argomento “caldo”, di cui si è a lungo discusso negli ultimi anni e di cui si continua a discutere: prendersi cura dei propri dipendenti infatti è uno dei modi migliori che un’azienda ha a disposizione per garantire l’efficienza aziendale.
Il concetto di welfare aziendale è cross-settoriale: tutte le aziende possono mettere in pratica delle politiche di welfare.

Cos’è il welfare aziendale: una definizione
Il welfare aziendale è un insieme di attività volte a migliorare il benessere del lavoratore in tutte le aree della sua vita, non soltanto in quella professionale. Le politiche di welfare più diffuse consistono nell’offerta di benefit, non necessariamente di natura economica, che possono essere a vantaggio sia del lavoratore sia della sua famiglia.
Alcune attività che rientrano nel welfare aziendale sono:
• Premi di produzione e risultato elargiti a livello collettivo o individuale
• Polizze sanitarie e assicurative a beneficio dei dipendenti e dei loro familiari
• Programmi e iniziative di conciliazione vita/lavoro (ad esempio asili nido per i genitori)
• Finanziamenti di percorsi di formazione

La diffusione del welfare aziendale in Italia
Il 5° Rapporto Welfare e il 2° Rapporto Wellbeing di OD&M Consulting mostrano un aumento dell’attenzione, da parte delle imprese italiane, nei confronti della tematica welfare aziendale.
In particolare:
• Il 62% delle aziende italiane investe già in welfare aziendale
• Il 77% delle grandi imprese e il 60% delle PMI ha già messo in atto piani fi welfare aziendale per il passato
I servizi di welfare aziendale più diffusi riguardano:
• La ristorazione (ticket, buoni pasto etc.)
• L’assistenza sanitaria
• La previdenza integrativa
• L’istruzione e l’area scuola
Secondo il rapporto, il gradimento dei dipendenti riguarda innanzitutto il servizio di assistenza sanitaria, che resta il più apprezzato, seguito da ferie e permessi extra, graditi soprattutto dai giovani e dalle donne.
Seguono ancora i servizi di ristorazione, gli orari flessibili e lo smart working. Infine, di pari gradimento risultano i servizi di previdenza integrativa e mobilità, insieme ai servizi assicurativi e ai piani maternità.

Il welfare aziendale e il benessere organizzativo
Perché le aziende implementano il welfare aziendale?
Il welfare aziendale è previsto per legge da alcuni Ccnl, ma non è questo il motivo principale di tanta attenzione: anche in Italia si sta velocemente diffondendo la cultura del wellbeing dei dipendenti e del benessere organizzativo aziendale, considerato un vero e proprio valore aggiunto per un’azienda.
La cultura aziendale svolge in questo ambito un ruolo di fondamentale importanza: benefit e premi non bastano se non sono affiancati da un buon piano di comunicazione mirato a promuovere la cultura d’azienda, i suoi valori e la sua mission, a coinvolgere i dipendenti e a farli sentire parte integrante di un progetto comune.

Il welfare aziendale migliora la produttività dei lavoratori
Curare il benessere dei propri dipendenti ha una serie di effetti positivi sull’andamento dell’azienda, perché aumenta il grado di soddisfazione lavorativa, migliora il clima in ufficio ma soprattutto aumenta la produttività e l’efficienza dei lavoratori, garantendone il benessere e l’equilibrio psicofisico.
I dipendenti che si sentono importanti per l’azienda sono più inclini a lavorare sposando obiettivi condivisi rispetto a dipendenti che non si sentono apprezzati e sostenuti, sia professionalmente sia nella loro vita privata. Inoltre, dipendenti soddisfatti saranno più propensi a parlare bene della propria azienda e dei datori di lavoro, innescando un circolo virtuoso che giova alla reputazione aziendale.
Se queste motivazioni non bastano, ci sono tanti altri buoni motivi per attuare politiche di welfare aziendale, come le agevolazioni fiscali. La normativa infatti prevede diversi vantaggi di natura fiscale per gli imprenditori che scelgono di attuare piani di welfare aziendale, il cui finanziamento non ricadrebbe quindi esclusivamente sull’azienda.

Il welfare aziendale garantisce un’ottimizzazione del vantaggio fiscale non solo per i dipendenti, ma anche per datori di lavoro e imprese: in cosa consiste esattamente questo beneficio?
Posto il fondamentale contributo di alcune delle ultime Leggi di Bilancio allo sviluppo del welfare aziendale, il principale riferimento normativo in materia di welfare aziendale e benefici fiscali, è stato – e continua a essere in assenza di ulteriori specifiche legislative – il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), il quale, all’interno degli articoli 51 (erogazioni a favore dei dipendenti) e 100 (oneri di utilità sociale), individua somme e valori che, se erogati dal datore di lavoro alla generalità dei dipendenti, non concorrono alla formazione di reddito per il dipendente e sono deducibili dal datore di lavoro ai fini IRES, godendo quindi di un particolare trattamento fiscale.

Tabella 1 – Valutazioni di convenienza: erogazione diretta del premio di risultato vs conversione del premio di risultato in servizi di welfare

Se, per il dipendente, ricevere un premio in welfare piuttosto che in denaro è senz’altro conveniente in termini di risparmio di contributi previdenziali e imposte a suo carico, grazie al sostanziale azzeramento del prelievo fiscale e contributivo sui beni e servizi, va considerato che i vantaggi fiscali sono tutt’altro che trascurabili anche per le aziende.

Il punto di vista dell’impresa: ottimizzazione del vantaggio fiscale, attrattività e produttività
Anche in questo caso, viene in aiuto un esempio. Si consideri allora il caso di un lavoratore che percepisce una retribuzione annuale lorda di 28.000 euro e che riceve un premio di risultato pari a 3.000 euro annui. Le possibilità a riguardo sono di fatto tre: 1) un aumento diretto in busta paga, con conseguente aumento della RAL; 2) il versamento del premio di risultato in busta paga; 3) la conversione del premio di risultato in servizi di welfare aziendale.

Tabella 2 – Alcuni esempi

L’eventualità più conveniente anche per l’impresa è proprio quella della conversione del premio di risultato in servizi di welfare: in questo caso, il vantaggio è correlato non solo alla completa deducibilità del premio, ma anche all’esenzione della trattenuta per contributi INPS. Non solo, se oltre al vantaggio fiscale derivante dalla detassazione del premio di risultato si considerassero anche i contributi destinati a previdenza complementare e sanità integrativa, completamente deducibili all’interno dei limiti previsti dalle rispettive normative, il risparmio in termini di imposte dovute gioverebbe ancor di più sia ai dipendenti sia alle aziende: per le imprese che già prevedono piani di previdenza e assistenza sanitaria, destinare l’intero premio di risultato (o una sua parte) a queste due finalità non concorrerebbe al calcolo del tetto massimo di deducibilità annuale.
Dunque, ricapitolando, il welfare aziendale consente un miglioramento dell’efficienza fiscale nell’allocazione delle risorse, favorendo al contempo il benessere del lavoratore. Dipendenti più soddisfatti da un lato e, dall’altro, una riduzione del cuneo fiscale e contributivo tale da agevolare investimenti in settori aziendale strategici (ad esempio, formazione o tecnologie) incentivano di fatto produttività e sviluppo aziendale, riverberandosi positivamente tanto sulla società quanto sui suoi lavoratori e le loro famiglie.

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